CAP IV

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Agli inizi del XX secolo spirava un’aria tutt’altro che favorevole agli Ordini cavallereschi. La borghesia industriale e il proletariato industriale sfidavano la supremazia sociale della vecchia aristocrazia terriera. La borghesia, liberale, proiettata verso l’utile, immediato o a lunga scadenza, cercava, quanto più possibile, di ritardare l’affermazione dei diritti del proletariato. Da qui, l’ascesa del socialismo marxista, che si proponeva come unico difensore dei diritti dei deboli. La nobiltà, tradizionalista per definizione – salvo qualche sporadica eccezione – non restò insensibile alle lusinghe della belle époque : vita mondana, salotti, duelli per futili motivi, abbandono quasi totale delle pratiche religiose; pochi restarono fedeli alla Santa Sede, che, peraltro, teneva a tutelare solo gli Ordini cavallereschi di collazione o sub-collazione propria[95]. La nobiltà vera ebbe anche talora tracolli economico-sociali: molti patrimoni andarono dissipati mentre i giovani rampolli si lasciavano sedurre dal modernismo, o, peggio ancora, dalla vita sregolata, di cui D’Annunzio era l’esempio-modello, col suo genio moralmente perverso. Romanzi come Il piacere, Il trionfo della morte, L’innocente, Il fuoco, danno un’immagine vissuta di quel mondo ozioso ed esclusivo, in cui i nobili si trastullavano con le manie estetizzanti, con i giochi amorosi, perdendo di vista il paese reale e le loro tradizioni stesse. Il Decadentismo trovava nella nobiltà la vittima sacrificale più a portata di mano. Essendo i Cavalieri di Santa Brigida un Ordine ereditario, parecchi fra gli insigniti del 1859, perdendo i contatti col Gran Magistero, finirono col dimenticarsi perfino delle onorificenze concesse ai loro avi, attratti chi dal patriottismo laico, chi dai piaceri mondani, chi dalle sette segrete e dall’esoterismo. I Savoia, dal canto loro, fra la fine dell’Ottocento e gl’inizi del Novecento, riformarono i loro Ordini o ne istituirono di nuovi[96] , sicché persero d’importanza tanti altri Ordini di antica tradizione, perfino quelli degli Stati preunitari[97]. In queste condizioni si trovò ad operare il nuovo Gran maestro conte Francesco Abbate. Il nuovo Capo della casata era peraltro personalmente assai gravato da impegni professionali. La sua carica di alto magistrato gli impediva di occuparsi dell’Ordine, sicché esso si ridusse al lumicino. Nel 1929, alla morte del fratello minore Gerardo, allo scopo di lasciare memoria dei documenti di famiglia e della storia dell’Ordine, decise di farli registrare da un notaio. A ciò lo spingeva soprattutto il dato di fatto di essere ormai in età avanzata, senza figli, e col nipote Vincenzo, figlio di Gerardo, ancora adolescente. Si riporta qui l’elenco dei documenti fatti registrare[98]. <<Capitoli matrimoniali per Notar Cesario Lacedura in data 27 luglio 1585 per il matrimonio di Don Federico degli Abati de Castello Orleans con donna Maria Gomez de Silva. Istrumento per Notar Bartolo Giordano di Napoli in data 14 maggio 1610 con il quale don Manfredi di MOsezzo degli Abati de Castello Orleans, figlio di Federico e di Donna Maria Gomez de Silva, acquistò dal conte di Benevento una rendita di ducati 1274 assegnandola sui fiscali

di Orsomarso alla ragione del 8 ¾ per cento col soldo fatto della ricompra quandocumque. Diploma originale in data 8 novembre 1668 col quale il Re di Spagna Carlo II riconosce privilegi vari a don Guglielmo degli Abati de Castello Orleans, nato nel 1635 da Manfredi di Mosezzo e da donna Juana de Ayerbe. Diploma originale in data 9 giugno 1709 con il quale Re Filippo V di Spagna riconosce a don Guglielmo degli Abati de Castello Orleans ed ai suoi eredi e successori l’uso tradizionale delle armi di Famiglia (azzurro a tre gigli di Francia) in oro, capo un labello di rosso in campo d’argento, partendo lo scudo, pongono in detto emblema al posto d’onore; nel secondo ponesi d’azzurro al palo d’argento col capo simile al precedente. Divisa: << Fugat et fovet>>. Diploma originale in data 3 febbraio 1700 con il quale don Uberto Abbate de Mosezzo de Castello Orleans, nato nel 1679 da Guglielmo, è nominato Cavaliere del Sacro Imperiale Ordine Costantiniano Nemagnico di Santo Stefano. Capitoli matrimoniali per notar Andrea Moliterno in data 1° settembre 1704 per il matrimonio del magnifico don Uberto Abbate de Castello Orleans con donna Maria Vitolo. Atto originale di sepoltura in data 5 aprile 1746 a Cassino del magnifico don Uberto Abate de Castello Orleans. Capitoli matrimoniali per notar Nicola Scorza in data 7 giugno 1734 per il matrimonio di don Gerardo, nato nel 1707 da don Uberto Abate de Castello Orleans e da donna Maria Vitolo, con donna Maddalena Campolongo. Diploma originale in data 25 novembre 1769 con il quale il Magnifico don Vincenzo Abate de Castello Orleans, nato nel 1738 da don Gerardo e da donna Maddalena Campolongo, viene ricevuto nella Sacra Milizia Angelica della Croce di Costantino il Grande, sotto il titolo di San Michele Arcangelo, col grado di Protospatario nella I Eteria con nobiltà ereditaria. Diploma originale in pergamena in data 25 marzo 1782 con il quale il Magnifico don Nicola Abate de Castello Orleans, nato nel 1762 da don Vincenzo e da donna Rosaria Musitano, viene ricevuto nella Sacra Milizia Angelica della Croce di Costantino il Grande, sotto il titolo di San Michele Arcangelo, col grado di Barangio nella II Eteria con nobiltà ereditaria. Carteggio composto di 9 lettere scritte da Re Gioacchino Murat di Napoli a don Nicola Abate figlio del suddetto don Vincenzo nel periodo 1809-1813, tra cui una che gli preannunzia la nomina a Barone dell’Impero e un’altra con la quale il Re si congratula della nomina del figlio diciassettenne Francesco a dragone. Diploma originale in data 6 marzo 1818 con il quale don Francesco Abbate, nato nel 1798 da Don Nicola e da donna Maria Fasanella, è ricevuto nel Sacro Imperiale Ordine Costantiniano Nemagnico di Santo Stefano col grado di Cavaliere. Lettera in data 4 agosto 1845 con la quale S.M. Ferdinando II Re delle Due Sicilie nomina Francesco Abate, figlio di don Nicola Signore di Pignola, suo gentiluomo di camera. Costituzioni originali della Sacra Milizia del SS. Salvatore e di S. Brigida di Svezia, fondata dal Magnifico Don Vincenzo Abbate de Castello Orleans, figlio di Francesco e di Virginia Galluccio. Alle costituzioni sono allegati tutti gli atti dei lavori preparatori della fondazione, in numero di 25 pagine, sottoscritti da tutti i fratelli cavalieri. L’Ordine militare dal documento risulta fondato nella cappella dedicata al SS. Salvatore in Capua. Alla carica di Principe e Generale Gran Maestro, con carica ereditaria nella sua famiglia, risulta eletto don Vincenzo Abbate de Castello Orleans; Gran Priori: i Principi Tocco, Ruffo, Pierangeli Comneno, Sanseverino. Scopo dell’Ordine: propaganda del culto di S. Brigida di Svezia, opera missionaria in Occidente ed Oriente; protezione e beneficenza verso i poveri, i malati, ecc. L’ammissione all’Ordine solo a chi avesse generosa nobiltà. Armi del sodalizio Religioso-Militare:”una gran croce ad otto punte di colore azzurro con una lingua di fuoco guizzante da uno dei bracci”. I Titoli dei Confratelli erano a carattere ereditario. Divisa:”un mantello color grigio perla con collo azzurro e con le insegne dell’Ordine sia sul mantello sia sul collo”. Diploma di erezione canonica firmato dall’arcivescovo di Capua in data 8 ottobre 1859 della Sacra Milizia del SS. Salvatore e di S. Brigida di Svezia. Diploma originale in data 24 settembre 1860 con il quale S.M. Francesco II nomina don Vincenzo Abbate, figlio di don Francesco, conte ereditario per la sua nobiltà generosa di origini e per le benemerenze acquisite. Albero genealogico originale della Nobile Famiglia Abbate de Castello Orleans composto nel 1890 dall’araldista Carlo Padiglione. Originale dattiloscritto, a firma di Eugenio Bisogni, ma senza data, dal titolo:”Appunti sull’Ordine Cavalleresco Nobiliare del SS. Salvatore o di S. Brigida di Svezia, sulle imperiali famiglie Pierangeli Comneno, Tocco Paleologo, e sulla Reale Famiglia degli Abbati de Castello Orleans”[99] . Carteggio composto da 22 lettere, tra don Nicola Abbate de Castello Orleans ed il marchese Oliati nel periodo 1802-1805. Carteggio fra il conte don Vincenzo Abbate de Castello Orleans e il Duca Cafarelli nel periodo 1861-1866 (sei lettere). Carteggio composto da 5 lettere, tra don Vincenzo Abbate ed il Principe don Gaspare Pietro Pierangeli Comneno nel periodo 1859-1895. Carteggio, composto da 4 lettere, tra don Vincenzo Abbate de Castello Orleans e Sua Eminenza il Cardinal Carrafa nel periodo 1855. Albero genealogico su carta antica ed inchiostro gallico, non firmato né datato, della famiglia Abbate de Castello Orleans da don Federico a don Nicola>>. Dal vaglio dei documenti, registrati e poi restituiti dal notaio, emerge: 1) Lo stretto legame fra la famiglia Abati/Abbate de Castello Orléans (così citata fin dal 1585) con altre casate prestigiose: i Tocco Paleologo di Cefalonia, gli Angelo Comneno di Tessaglia, i Capone Nemanja Paleologo di Serbia; casate d’origine greco-balcanica passate in Italia, latrici di fons honorum. 2) Il carattere nobiliare-religioso dell’Ordine, che univa in un unico, pio sodalizio nobili del Meridione di sicura fama. 3) Che la registrazione dei documenti, avvenuta nel 1929 – prima, dunque, della sfrenata corsa alla nobiltà, il più delle volte reale o imperiale, che si ebbe subito dopo il secondo dopoguerra – , è prova implicita della loro validità. Nel 1941, in piena Seconda Guerra Mondiale, morì il II conte Francesco Abbate de Castello Orléans. Jure sanguinis il Gran magistero passò al nipote ex fratre Vincenzo junior, che allora aveva trentaquattro anni.

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